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Dott.ssa Antonella Besa

STUDIO DI PSICOLOGIA E SESSUOLOGIA
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LGBT

OMOSESSUALITÀ E BENESSERE SESSUALE

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In un mondo etero, essere omosessuali non è facile, nonostante si vada verso una progressiva normalizzazione dell’essere “omo”. Il fare sesso tra le persone dello stesso genere è presente in tutta la storia dell’umanità, sin dall’antica Grecia, e anche in oltre 1500 specie animali si riscontrano comportamenti omosessuali (National Geographic): continuare a definire l’omosessualità come una condizione contronatura significa voler stigmatizzare ciò che è diverso al di là dell’evidenza (un po’ come quando si riteneva che i neri fossero inferiori ai bianchi). Seguendo gli sviluppi della società occidentale, dal momento che la sessualità si è slegata dalla riproduzione, viene meno anche l’obbligo di avere un partner sessuale dell’altro sesso per avere dei figli. 

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LA COPPIA OMOSESSUALE

PERCHÈ NON CHIAMARLO MATRIMONIO?

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L’ultima versione (quella che ha tutta l’aria di essere definitiva) della normativa in tema di unioni civili, è l’ennesima occasione persa dal Parlamento italiano per dimostrare un minimo di dignità e credibilità istituzionale.

Per molto tempo si è pensato che le coppie omosessuali ricalcassero i ruoli di genere presenti all’interno della coppia eterosessuale, attribuendo a un partner il ruolo maschile e all’altro il ruolo femminile. Al giorno d'oggi questa visione sembra essere superata. Diverse ricerche hanno evidenziato come sia raro trovare coppie in cui ci sia una così netta divisione dei ruoli.

Ciò non significa che il risultato ottenuto in termini di civiltà giuridica sia trascurabile, anzi: tra non molto, finalmente, le coppie omosessuali avranno in Italia un riconoscimento pieno e completo, venendo, di fatto, completamente equiparate alle coppie etero unite dal vincolo matrimoniale, con le quali condivideranno praticamente tutto, sia sul piano dei diritti che su quelle dei doveri.

Quali sono allora le caratteristiche di una coppia gay? Sembra che spesso ci sia una difficoltà tra i partner nel gestire la negoziazione dei conflitti in quanto manca un repertorio di comportamenti e copioni sedimentati dalla tradizione.

L’equiparazione sostanziale è tale da rendere persino inutile un’elencazione puntuale dei diritti e dei doveri del componente di una coppia omosessuale (che abbia celebrato un’unione civile): basterà dire che vi è una sovrapposizione completa, eccezion fatta per… l’obbligo di fedeltà.

Sembra, dunque, che sia la disparità di potere all’interno della coppia a regolare i rapporti tra partner e i fattori che incidono sulla strutturazione del potere di coppia sono connessi alle risorse personali e con la definizione degli affetti all’interno della coppia stessa.

Nella terapia con coppie omosessuali, si osserva frequentemente un aspetto problematico della vita di relazione, cioè la mancanza di chiarezza nel definirsi come coppia a se stessi e agli altri, aspetto giustificato solo in parte  dalle ragioni relative alla stigmatizzazione dell’omosessualità e alla mancanza di un riscontro sociale, di un quadro legale o di un contesto normativo di riferimento, quanto piuttoso a difficoltà personali legate soprattutto alla propria omofobia internalizzata. Va comunque sottolineato e sempre tenuto presente il fatto che l’esperienza di coppia degli omosessuali debba essere compresa alla luce delle pressioni che accompagnano lo status di minoranza e di categoria stigmatizzata.

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Ed è qui che il nostro legislatore rivela  in modo tragicomico tutti i  propri limiti: si doveva per forza cercare di trovare il marchingegno per differenziare il nuovo istituto, non solo dandogli un nome diverso (unione civile), ma anche attribuendogli almeno un elemento di distinzione che consentisse – per fini politici (o meglio, propagandistici) – di poterne affermare la diversità sostanziale rispetto al  matrimonio.

Ed ecco scomparire l’obbligo di fedeltà.

Tralasciando il fatto che tale obbligo vale sulla carta anche per le coppie sposate, nel senso che la sua violazione non determina ormai da tempo alcuna sanzione,  il messaggio che viene trasmesso è da un lato grottesco, dall’altro può risultare offensivo (più per il legislatore che per di destinatari del provvedimento) e contraddittorio con lo stesso impianto normativo: in sostanza, cari omosessuali, lo Stato riconosce la vostra  unione, attribuendovi diritti successori, pensione di reversibilità, obblighi di assistenza, di mantenimento reciproco, ma la fedeltà… Beh, quella no. Quella spetta agli etero.

Piuttosto imbarazzante, come compromesso politico.

avv. Arnaldo De Vito